RECOVERY PLAN, IL PIANO DELL’ITALIA? “EPOCALE”

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Il Recovery Plan, che ogni paese europeo deve stilare e presentare, si inserisce all’interno del programma Next Generation Eu (Ngeu), il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi sanitaria. Il Piano italiano prevede investimenti per un ammontare pari a 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, lo strumento chiave del Ngeu. Ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare; il totale degli investimenti previsti in Italia è pertanto di 222,1 miliardi di euro.

I punti principali del Recovery Plan italiano

Nel Recovery Plan che presenterà Draghi entro la fine di aprile viene citata la proroga del Superbonus 110% al 2023, ma con clausole ben precise: lo stanziamento finora previsto, infatti, garantisce la misura solo fino a giugno 2022 (con la possibilità di estenderla fino a dicembre per chi abbia effettuato il 60% degli interventi nel primo semestre) e fino a giugno 2023 solo per gli istituti delle case popolari. Nel PNRR è inclusa anche la Riforma Pensioni 2022, per dare seguito alla Quota 100 di cui è confermato lo stop a fine 2021. Inoltre, nel nuovo testo è stato eliminato il rifinanziamento del cashback. Tra gli altri temi una posizione predominante la occupano disuguaglianza di genere, inclusione giovanile e divari territoriali; al Mezzogiorno vanno 82 miliardi. Pubblica amministrazione, giustizia, appalti, concorrenza e rinnovabili tra le riforme previste, inserite in quello che Palazzo Chigi chiama “intervento epocale”.

PNRR: le sei missioni

Il Recovery Plan italiano individua sei missioni, legate ad altrettante aree tematiche strutturali di intervento:

  1. digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo e della pubblica amministrazione, istruzione, sanità e fisco;
  2. rivoluzione verde e transizione ecologica;
  3. infrastrutture per la mobilità e le telecomunicazioni, con la realizzazione di una rete nazionale in fibra ottica, sviluppo delle reti 5g e l’alta velocità;
  4. istruzione, formazione, ricerca e cultura;
  5. equità sociale, di genere e territoriale, con focus sulle politiche attive del lavoro e sul piano per il sud;
  6. salute.

Le riforme previste

Il Piano prevede inoltre un ambizioso programma di riforme, per facilitarne l’attuazione e contribuire alla modernizzazione del Paese. La riforma della Pubblica Amministrazione prevede investimenti in una piattaforma unica di reclutamento, in corsi di formazione per il personale e nel rafforzamento e monitoraggio della capacità amministrativa. La riforma della giustizia vuole mettere un fine all’eccessiva durata dei processi e recuperare terreno sugli arretrati giudiziari, oltre a prevedere interventi di semplificazione per la concessione di permessi e autorizzazioni. Il Piano include anche riforme a tutela della concorrenza.

Relativamente alle pari opportunità – generazionali e di genere – il governo intende inserire, per le imprese che parteciperanno ai progetti finanziati dal Next generation Eu, previsioni dirette a condizionare l’esecuzione dei progetti all’assunzione di giovani e donne. L’impatto complessivo del PNRR sul Pil nazionale fino al 2026 è stimato in circa 16 punti percentuali. Per il sud, l’impatto previsto è di circa 24 punti percentuali.

Governance locale, controllo nazionale

La gestione del Piano prevede una responsabilità diretta dei ministeri e delle amministrazioni locali per la realizzazione degli investimenti e delle riforme entro i tempi concordati e per la gestione regolare ed efficace delle risorse. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze avrà il compito di monitorare i progressi nell’attuazione di riforme e investimenti e fungere da unico punto di contatto con la Commissione Europea.

Fonti: PMI.it, Il Sole 24 Ore, Il Fatto Quotidiano

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Salvatore e Carlo Iadevaia

Dottori Commercialisti e Revisori dei Conti
Fondatori dello Studio Iadevaia

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