30 novembre 2020
Chiamata smart tax, è una tassa del 5% del salario a carico dei lavoratori che scelgono di lavorare da casa, allo scopo di finanziare chi a causa dei redditi bassi non ha la possibilità di lavorare in smart-working ed è costretto a lavorare in ufficio con maggiori rischi di ammalarsi da Covid-19.
La proposta arriverebbe dagli strategist di Deutsche Bank, che avrebbero calcolato una tassazione di 7,50 euro al giorno, e che sarebbe pienamente sopportabile e non andrebbe ad incidere sulle tasche delle categorie interessate; ma andrebbe a costituire un fondo da cui attingere per aiutare coloro che sono stati danneggiati economicamente da questa emergenza sanitaria.
Chi lavora da casa andrebbe a risparmiare sulle spese dirette e indirette, non avrebbe costi per il tragitto lavoro-casa, non sarebbe costretto a comprarsi il pranzo nei pressi dell’ufficio, risparmierebbe sull’acquisto di abiti da lavoro e su tutto ciò che sarebbe necessario per la socializzazione “faccia a faccia”; sarebbe beneficiario di maggior sicurezza, di comodità e flessibilità del lavoro.
Tutti questi vantaggi andrebbero a compensare i costi dello smart-working, di fatto, acquistare un computer, collegare una linea internet, acquistare una scrivania e una sedia adatti ad allestire e improvvisare un ufficio da casa; e lo stress psicologico di doversi giostrare tra bambini e lavoro.
Anche se la tassa porterebbe maggiori entrate erariali, l’introduzione della proposta non sembrerebbe la migliore soluzione per contenere i costi del cambiamento economico e sociale, ma andrebbe solamente ad accentuare le disuguaglianze tra generi e lavoratori.
Lo smart-working sarebbe praticabile solamente da alcune categorie di reddito e dai lavoratori con un contratto a tempo indeterminato.
Fonti: Il Sole 24ore, Il Giornale, Il Corriere della sera.
